Asian Style: Le antiche tecniche per essere più bella

E' noto che le donne giapponesi non amino il sole, e vogliano avere una carnagione bianco latte
SHARE
Share

I trend di questi anni ci vogliono con la pelle dorata d'estate e bianchissima in inverno. Guai ad imperfezioni cromatiche di qualunque tipo. Bando a lampade abbronzanti che lasciano la pelle di un colore improponibile, invecchiata e sciupata.
Impariamo da una cultura lontana ed antichissima...

E' noto che le donne giapponesi non amino il sole e vogliano avere una carnagione bianco latte; questo tipo di canone estetico deriva, come spesso accade, da fattori storico-sociali. Ovvero, le donne costrette a lavorare all'aperto assumevano un colore brunito, mentre le poche donne ricche conservavano una pelle molto chiara.
Quindi il candore della pelle era visto come sinonimo di bellezza ma soprattutto come discriminante sociale.
Tracce di questo gusto per un'algida bellezza si trovano codificate anche nel "Ishinhou", l'enciclopedia dell'epoca Heian ed anche in molti manoscritti antichi in cui si legge che per essere bella la donna deve avere una pelle bianchissima, come se fosse di porcellana.
Gusto rafforzato dal fatto che gli attori di Kabuki (antichissima arte teatrale giapponese), gli idoli del momento, comparivano in scena con tinte bianchissime sul volto. Questo colore era ottenuto all'epoca con un prodotto a base di piombo, nonostante fosse chiaro che facesse male. In quel periodo, infatti si contarono alcune vittime di avvelenamenti dovuti a questo metallo tossico.
Nell'epoca Meiji (XIX sec.) arrivano in Giappone i primi articoli per il make-up provenienti dall'estero, la cipria comincia a non essere più soltanto color panna, ma anche rosata; in questo periodo arrivano anche le prime creme con fattore di protezione solare, usate non certo per prendere il sole senza scottarsi, ma per preservarsi dai raggi solari lasciando così la pelle candida.
Le prime creme sbiancanti sbarcano nel Paese del Sol Levante alla metà del secolo scorso e sono subito adottate per rendere omogeneo e senza alcuna macchia il volto delle signore; addirittura si utilizzano prodotti che hanno come ingredienti le feci di un usignolo nipponico, l'"uguisu", che pare abbiano effetto sbiancante e rigenerante sulla pelle.
Dagli anni settanta, invece appaino le linee sbiancanti come da noi esistono le abbronzanti, che pubblicizzano i loro prodotti con l'approssimarsi della bella stagione visto che oggi le donne giapponesi vivono sicuramente molto più all'aperto delle loro nonne...
Altro motivo che porta le signore giapponesi ad affrontare le belle giornate sotto un ombrellino, o un cappello dalle larghe falde, o con le braccia coperte da lunghi guanti anche d'estate è la paura di cedere ai segni dell'invecchiamento, ed il sole, infatti è risaputo fa invecchiare la pelle.

Questo gusto per la pelle color della porcellana è rimasto immutato nei secoli, e neppure la forte occidentalizzazione del Paese del Sol Levante ha fatto sì che cambiassero i gusti verso l'imperante tintarella proposta dalla globalizzazione; ancor oggi infatti in Giappone si dice che “la pelle bianca copre sette difetti”, al posto del nostro “altezza mezza bellezza”.

EDITORIALE

La grande bellezza del mese più lungo dell'anno

NON SEI ANCORA
ISCRITTO ALLA NOSTRA
NEWSLETTER ?

ISCRIVITI ORA

ARTICOLI CORRELATI